Cultura in cammino
La Via Lattea 7: Pellegrinaggio in tre movimenti, con musica, letteratura, pedagogia, storia, astronomia, ecologia
(Mendrisio/Carona e dintorni, 21/27 agosto e 10 settembre 2010)
Si è chiusa lo scorso mese di settembre a Carona la settima edizione di questa manifestazione che unisce arte e natura sotto forma di un singolare pellegrinaggio culturale.
Si è conclusa La Via Lattea e la sensazione non è tanto di aver assistito a una manifestazione, ma di esserne stati parte integrante, protagonisti veri e propri di un pellegrinaggio musicale che, anche quest'anno, ha proposto un programma ricco e accattivante: il proto-jazz rinascimentale di Silvestro Ganassi ricreato sapientemente da Antonio Politano e Daniele Caminiti; la prima esecuzione de Il Suono Vagabondo di Mario Pagliarani per un ensemble di 30 giovani musicisti, le percussioni degli studenti del Conservatorio di Ginevra nell'esecuzione – di straordinario livello – de Le Noir de l'Etoile di Gérard Grisey; l’esplorazione sonora di Carona nella performance dell’ensemBle baBel…
Ma limitare le considerazioni all’originalità e alla qualità della proposta musicale sarebbe davvero riduttivo. La Via Lattea suggerisce nel suo svolgersi anche altri possibili cammini: è la voce trascinante dell'attrice Gabriella Rossi, che recita un racconto di Peter Bichsel muovendosi intorno al pubblico nel chiostro del Museo d’arte di Mendrisio; è l’intervento dell'architetto Marino Cattaneo, che nella Chiesa romanica di San Martino – stretta fra le linee del traffico e rari scampoli di natura – ripercorre la storia del piano del Laveggio, sollecitando una riflessione sul territorio e sulla sua tutela; sono i misteri delle stelle Pulsar rivelati dall’astrofisico Corrado Lamberti o la memoria di Carona, resa viva e presente dallo scultore Aldo Ferrario.
Ad inaugurare La Via Lattea 2010 il Concertino per voce e fischietti di Stefano Gervasoni. Prologo fantasioso e bizzarro, brillantemente interpretato alla presenza del compositore dai ragazzi dell’Association Flauto dolce di Losanna – guidati dalla bacchetta esperta del francese Henri Farge – protagonisti del Primo Movimento.
L'attenzione ai giovani – rinnovata nel Secondo Movimento con gli allievi del Conservatorio di Ginevra – è stata del resto una delle cifre distintive dell'edizione di quest'anno, che al tema della formazione ha dedicato un incontro, svoltosi nella splendida corte della Fondazione Houck di Riva San Vitale (un edificio del XVI secolo, ignoto ai più, da inserire nella lista delle piccole "scoperte" che spesso La Via Lattea regala). Fra gli obiettivi condivisi sono emersi la volontà di avvicinare i giovani alla musica contemporanea e la necessità di sperimentare nuove modalità d'insegnamento. Ne è stata una prima e concreta incarnazione Il Suono Vagabondo, cioè il concerto che ha concluso la prima giornata, risultato di un lavoro che ha coinvolto per più di un anno gli allievi dell'Associazione, gli insegnanti (fra cui Antonio Politano) e il compositore Mario Pagliarani.
Anche la scelta del luogo, in questo come in altri casi, non pare casuale. Un luogo di formazione, le scuole medie di Riva, e un’architettura che risponde alle esigenze della musica e dell’ascolto: il pubblico raccolto nell’atrio interno e i musicisti intorno ad esso, in piccoli gruppi, alcuni dei quali disposti sulle balconate del piano superiore, così da creare una situazione avvolgente necessaria per una musica, come quella di Pagliarani, che dialoga con lo spazio e lo trasforma.
Eppure La Via Lattea non è fatta solo di luoghi e di stazioni. È nel camminare da un punto all’altro, nel conversare dei pellegrini – dove si intrecciano i ricordi personali evocati dai luoghi, le suggestioni mosse dalla musica, le riflessioni nate dagli interventi dei relatori, gli scambi o il semplice chiacchierare – che questa manifestazione trova uno dei suoi tratti caratteristici. Non certo semplici comparse, i pellegrini disegnano un pubblico eterogeneo (e ogni anno più numeroso), sollecitati da un evento in grado di unire sapientemente musica, astronomia, pedagogia, storia, letteratura… al piacere del camminare. Una combinazione inattesa che ci porta a riscoprire il nostro territorio con occhi e orecchi nuovi. È in questa curiosa «interferenza» fra contenuto e contesto che La Via Lattea rivela uno dei suoi aspetti più originali e la capacità di portare avanti proposte spesso relegate, nell’immaginario, a un pubblico d'élite. Ciò accade al di fuori dei luoghi consueti di fruizione: una palestra, una corte, una scuola fino al momento in cui la musica si addentra arditamente nel paesaggio. Come accaduto – in tarda serata, nei borghi e nei boschi di Carona – con il Terzo ed ultimo Movimento, ideato espressamente per questo villaggio. Nei quattro giorni di residenza alla casa Pantronà, i sei musicisti dell’ensemBle baBel di Losanna hanno potuto scoprirne angoli e dintorni. Il frutto di questo lavoro «in situ» è stato un percorso articolato in quattro stazioni, una sorta di opera teatrale itinerante in quattro scene con una processione notturna nel bosco accompagnata dai 32 respiri di Tom Johnson. Un percorso emozionante – arricchito da tre prime esecuzioni di Mario Pagliarani, Daniel Ott e Olivier Cuendet – al quale hanno partecipato più di duecento persone. Anche l’edizione di quest’anno ha dunque saputo creare una cornice entro cui presentare proposte inconsuete, talvolta ardite, suggerendo percorsi ma lasciando a ciascun pellegrino la libertà di seguire il proprio cammino. In un momento in cui la cultura sembra muoversi fra gli estremi del «grande evento» o delle proposte «per soli addetti ai lavori», La Via Lattea dimostra come vi sia ancora un pubblico assetato di esperienze intense e originali, un pubblico disposto, realmente e metaforicamente, a mettersi in cammino verso l’ignoto.